Rottamazione, sopra i 100mila euro non paga uno su due

Rottamazione, sopra i 100mila euro non paga uno su due

04 luglio 2018

Poco più di un contribuente su 2 (il 56%) di chi ha fatto domanda di definizione agevolata delle cartelle con importi oltre 100mila euro ha poi effettivamente “aderito con un pagamento” alla rottamazione. È uno dei dati sulla prima rottamazione fornito dal direttore dell'agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini in commissione Finanze della Camera. Nel caso di debiti piccoli risulta invece una più alta adesione: sta pagando l'86% di chi aveva un debito entro i 1.000 euro e tra 1.000 e 1.0000 euro e il 77% di chi è nella fascia tra 10.000 e 50.000 euro.

La prima edizione della rottamazione «si potrebbe attestare su un valore complessivo di 8,2 miliardi di euro a fronte di 7,2 miliardi di euro previsti» portando quindi nelle casse dello Stato un miliardo di euro in più. Ruffini ha ricordato che nel 2017 sono stati riscossi 6,5 miliardi, registrando «una variazione positiva di oltre 1,4 miliardi» rispetto a quanto atteso, anche per la scelta di molti di pagare in una unica soluzione. Per la rottamazione bis sono arrivate all'agenzia delle Entrate circa 950 mila istanze da circa 840mila contribuenti per oltre 4 milioni di cartelle di valore complessivo di circa 14 miliardi di euro. L'importo da pagare, al netto della quota “abbuonabile”, è di «circa 9 miliardi». La maggior parte delle domande (53%) è per debiti sotto i 1.000 euro. Circa un quarto dei contribuenti (23%) ha scelto di pagare in una unica rata.

 

360mld debiti di falliti, nullatenenti, imprese chiuse 
Il “magazzino” cioè i carichi residui da riscuotere affidati prima a Equitalia poi all'agenzia delle Entrate-Riscossione dal 2000 al 2017 è di 871 miliardi ma di
questi 360,5 miliardi (oltre il 41%) è riferito a «importi difficilmente recuperabili» perché dovuti «da soggetti falliti, da persone decedute e imprese cessate o ancora da soggetti nullatenenti». Questi alcuni dei numeri forniti dal direttore delle Entrate nell’audizione alla Camera. Per altri 47,8 miliardi la riscossione è sospesa per l'adesione alla rottamazione o per «provvedimenti di autotutela emessi dagli enti creditori o sentenze». Ancora, 13,7 miliardi sono oggetto di rateizzazione in corso. Dei 448,9 miliardi per l'81% (364,7 miliardi) è stata tentata invano in questi anni la riscossione, mentre gli 84,2 miliardi rimanenti sono aggredibili solo in parte perché le azioni di recupero «sono inibite o limitate» in ragione «delle norme a favore dei contribuenti» come la soglia minima per l'iscrizione ipotecaria o i limiti ai pignoramenti.

Riscossione macchinosa, servono priorità 
Il sistema della riscossione così com'è «si presenta eccessivamente macchinoso in quanto impone lo svolgimento di attività di recupero pressoché indistinte per tutti i crediti iscritti a ruolo». Per Ruffini «è molto difficile modulare l'azione di riscossione sulla base di priorità». Pesa tra l'altro «l'anomala consistenza del magazzino residuo dei crediti» che rappresenta «una unicità rispetto al panorama internazionale». L'andamento del magazzino, osserva, «risulta fortemente influenzato dal vigente quadro normativo in tema di discarico per inesigibilità delle quote iscritte a ruolo» cioè la documentazione dell'irrecuperabilità dei crediti. Difficile peraltro effettuare nei tempi tutte le azioni ipotizzabili di riscossione visto «l'elevato numero di crediti, non di rado di problematica esigibilità sin dall'origine». Il quadro attuale delle norme, per Ruffini, «non consente un rapido ed efficace svolgimento dell'attività di recupero coattivo dei crediti».

E-fattura ineludibile, riduzione netta del tax gap 
«Va da sé che la fatturazione elettronica è un ineludibile e imprescindibile futuro», altrimenti «ritorneremo ad essere un Paese arretrato» secondo il direttore dell'agenzia delle Entrate per il quale lo strumento digitale consentirà «una riduzione netta del tax gap». E-fattura, «invio elettronico dei corrispettivi e precompilata Iva» quando arriveranno «consentiranno una riduzione netta del tax gap con maggiori risorse a disposizione dello Stato per il bene Comune». Poi sta comunque «al legislatore» prevedere una sua introduzione «progressiva», l'agenzia delle Entrate non può «concedere a chi non ha gli strumenti di farla cartacea, non è previsto dalle norme». Certo, se c'è «un gap informatico va colmato ma non è compito dell'Agenzia» che deve invece «porre in essere gli strumenti informatici» necessari.

Statuto del contribuente sia norma costituzionale 
«Spero cogliate l'occasione per far diventare lo Statuto dei diritti del contribuente norma costituzionale. Sarebbe un grande vantaggio per il Paese» conclude Ruffini, rispondendo alle domande in audizione in commissione
Finanze a Montecitorio.

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