Talento, caparbietà, una buona idea e anche un po’ di… intelligenza artificiale. La formula del successo di una startup, volendo è tutta qui. Questione di meningi, ma anche di algoritmo. Basta dare un’occhiata a quelle italiane che ce l’hanno fatta per capirlo: a dare forma compiuta a un’idea c’è quasi sempre un software più o meno sofisticato in grado di fare connessioni, aggregare dati, apprendere dall’esperienza e dalle richieste degli utenti. Non fanno eccezione le aziende innovative presentate all’ultimo Investors Meet Startup di LVenture Group a Milano. Sei idee made in Italy, che stanno conquistando i mercati esteri, anche grazie all’uso di tecnologia “pensante”.
È una piattaforma che permette di automatizzare la gestione di un evento dall’invito e check-in dei partecipanti fino alle operazioni di pagamento. In questo modo chi se ne occupa viene liberato da un po’ di incombenze. Ma i creatori di Parcy, attiva in Italia e negli Usa, sono al lavoro per rendere l’algoritmo sempre più efficace e riposante. “La nostra idea – spiega l’amministratore delegato Gianluca Serenti – è creare un vero e proprio event manager artificiale che andrà ad affiancare l’event manager umano. Questo consentirà alle aziende di risparmiare un bel po’ ma soprattutto di lavorare con più precisione, la dove oggi, nel mondo degli eventi, non esistono standard precisi”.
Ispirato a una frase di Bill Gates (“Sceglierò sempre un pigro per fare un lavoro difficile… Perché lui troverà il modo più facile per farlo”), Pigro è un assistente virtuale che può trasformare qualsiasi contenuto testuale di un’azienda in un sistema di risposta automatica via chat a disposizione dei clienti. La novità è proprio in quest’incrocio di algoritmi che libera le persone dal lavoro sporco di dover istruire l’help desk. Questo, secondo i fondatori, comporta un sostanzioso risparmio di tempo (di oltre 10 volte).
“Oggi creare un chatbot è un’operazione lunga, complessa e manuale che richiede dai 6 ai 18 mesi – ammette Niccolò Magnanini, ad di Pigro – Noi abbiamo automatizzato tutto il processo: importiamo la knowledge base aziendale e la trasformiamo in un assistente virtuale in grado di rispondere a tutte le domande senza bisogno di essere programmato. Per farlo abbiamo sviluppato un’intelligenza artificiale di tipo statistico, là dove la maggior parte dei nostri competitor utilizzano tecnologie semantiche. Pigro non cerca di capire il significato della richiesta di un utente, ma riesce a pescare le risposte giuste dai dati messi a disposizione dall’azienda”.
Gli integratori? Personalizzati è meglio. Con questa idea, MyLab nutrition è partita alla conquista dei mercati europei a cui propone integratori realizzati secondo gli standard qualitativi italiani (tra i migliori del mondo). “Il nostro algoritmo – spiega Gianluca Perna, ad di MyLabNutrition – in base alle risposte dell’utente è in grado di selezionare gli integratori più adatti alle sue esigenze”. Tutto in pratica parte da un test online dove si definiscono dati personali e obiettivi, ma anche eventuali intolleranze o problemi di salute. Il risultato è un “pack” che contiene gli ingredienti necessari allo scopo, sia esso il dimagrimento o il recupero dell’energia. In questo caso l’intelligenza del software sta proprio nel cogliere i nostri bisogni da ciò che riveliamo durante il test e offrirci la giusta combinazione di integratori tra 5819 possibili formule.
Un assistente virtuale analizza le nostre caratteristiche tricologiche e ci propone prodotti per capelli adatti a noi. Non solo: una volta capito di che abbiamo bisogno, sempre l’assistente virtuale elabora la formula perfetta e la invia a un laboratorio che produrrà shampoo, balsamo, creme su misura. La personalizzazione è frutto di un brevetto proprietario e in futuro il processo sarà sempre più automatico: “Stiamo integrando nel nostro sistema un sistema di machine learning che, grazie a tutti i feedback che riceviamo dai clienti, possa modificare in automatico ogni formula rendendola sempre migliore”, ammette Manuel Corona, ad di Shampora.
Aspira ad essere la prima piattaforma al mondo per la condivisione degli abbonamenti digitali multi-account, visto che al mondo ad oggi non esistono soluzioni all-in-one simili. Forse la conoscete già: mette in contatto gli utenti che vogliono condividere l’abbonamento a Netflix o quello a Spotify, automatizzando il processo di condivisione anche coinvolgendo i social. “Ad oggi sono già decine i servizi che si possono condividere attraverso Togheter Price”, spiega a Wired Marco Taddei, fondatore di Togheter Price. Il successo della piattaforma è legato alla possibilità di risparmiare fino all’80% sull’acquisto di alcuni servizi. Non solo sullo streaming, ma anche su suite come Office 365, sull’abbonamento ai videogame online, su Dropbox, Vpn, ecc.
Ha sviluppato una piattaforma che, attraverso diversi dispositivi Iot, è in grado di automatizzare l’apertura e la chiusura degli appartamenti vacanze e le pratiche per l’accoglienza degli ospiti, riducendone fino all’80% tempi e costi. Il tutto grazie a un software e ad alcuni accessori facili da installare. “Vikey – illustra il co-fondatore Luca Bernardoni – permette l’apertura a distanza sia del portone che della porta di casa: il software è integrato con Booking, Airbnb e semplifica la gestione del check-in che avviene completamente online. Tutti i dispositivi installati comunicano inoltre attraverso un software centrale in cloud”.
fonte: https://www.wired.it/economia/start-up/2019/12/10/intelligenza-artificiale-startup/
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